I COSTUMI DI

STESSO SANGUE

 

 

ideati e disegnati da

DAGMAR LISE PEDERSEN

 

realizzati da

DANIELA ORTOLANI

 

 

Dagmar Lise Pedersen, dopo la collaborazione in "Cristiana: la colpa segreta" 

ha nuovamente ideato e disegnato i costumi per lo spettacolo "Stesso Sangue".

 

 

Assieme al regista, Alessandro Riccio, hanno pensato di retrocedere l'atmosfera dello spettacolo

a un rinascimento cupo, più medievale. 

Come se la morte di Lorenzo il Magnifico (momento dal quale parte lo spettacolo) 

avesse riportato tutto il mondo conosciuto ad un'epoca più barbara.

 

Infatti i costumi sono severi, sembrano quasi delle vere e proprie corazze, pesanti ed invalicabili.

 

 

 

Lorenzo il Popolano, protagonista della vicenda, è vestito da una sorta di corazza:

un animale dal guscio durissimo ed impenetrabile che racchiude un corpo fragile e vulnerabile.

 

 

Le maniche sovrammesse evocano la corazza di animali primordiali,

il colore scuro e il tessuto pesante raccontano una mente grezza e legata a bisogni primari.

 

Per indurire il volto dell'attore Alessandro Riccio è stato suggerito un taglio di capelli netto,

che tolga ogni delicatezza e ogni morbidezza dal viso del personaggio.

 

Non ha alcun punto debole: è vestito dalla testa ai piedi.

Nessun lembo di pelle è alla portata del possibile nemico.

 

 

 

Il personaggio del figlio di Lorenzo il Magnifico, Piero il fatuo (detto anche lo sfortunato) indossa una sorta di corazza di squame, come il rivestimento di un serpente.

 

 

 

Il personaggio, difatti, durante il corso degli eventi raccontati nello spettacolo, subirà una vera e propria trasformazione: da animale pericoloso ed imprevedibile perderà la sua pelle coriacea e si spoglierà completamente, mostrando una vulnerabilità e una fragilità di un corpo bianco, efebico, delicato.

 

 

 

L'aspetto rinascimentale dell'attore Tommaso Castelli,

che ricorda moltissimo i volti botticelliani,

aiuta ulteriormente il trasporto all'epoca medicea.

 

 

 

I colori eterei del suo volto e dei suoi capelli si contrappongono violentemente con le tonalità scure

e terrene dei suoi invidiosi cugini.

 

 

 

Ogni dettaglio è stato curato dalla Pedersen nella ricerca dell'elemento migliore per creare il risultato più eclatante.

 

 

 

Per Giovanni il Popolano, fratello di Lorenzo, si resta all'interno dei colori della terra.

 

 

E' stato usato un velluto non lavorato per il mantello, che pur essendo un materiale ricco, è piegato seguendo una linea non elegante: appare come una pelle di animale con troppe grinze.

 

Anche qua compaiono elementi che richiamano la guerra: il corpetto di pelle è disseminato di borchie.

 

La pelle rimanda alla irruenza del personaggio, al suo lato animalesco e irrazionale.

 

La prestanza e l'altezza dell'attore

Gabriele Giaffreda, che interpreta il personaggio di Giovanni, rendono il personaggio un ragazzone difficile da gestire,

pericoloso perché imprevedibile.

 

 

 

I costumi degli unici due personaggi femminili sono fortemente contrapposti.

 

 

Semiramide d'Appiano appare quasi come una serva, non la moglie di un dignitario fiorentino.

In un grigio spento e pesante, la donna striscia per la casa come un'ombra, occupata solo delle faccende domestiche.

Un tessuto senza nessuna particolarità, con leggerissime e quasi invisibili decorazioni floreali. Legata da lacci alle braccia e nella schiena, il costume avvolge quasi completamente il corpo e l'anima di Semiramide.

Colore diverso da ogni altro, la donna è infatti l'unico personaggio non belligerante della vicenda. E' fortemente sottomessa al marito ed agli eventi.

Il volto delicatissimo di Maria Paola Sacchetti si sposa perfettamente con la fragilità del personaggio.

 

 

 

 

Il bozzetto del costume di Caterina Sforza

 

 

 

Al contrario, Caterina Riario Sforza,

è la sua antagonista,

sia nello spettacolo che nell'abito:

appare come una vera e propria guerriera,

una sorta di sacerdotessa della guerra.

 

 

Spada al fianco, capelli raccolti come un elmo, linea d'abito dritta e severa,

che però risulta allo stesso

 tempo femminile e leggera.

 

 

Colori scuri, scelti in accordo con le linee guida dello spettacolo.

 

 

Anche lei è però chiusa ma non da lacci: da una lunghissima serie di bottoni che attraversano l'abito dal collo fino ai piedi.

 

 

 

 

Chiara Luccianti indossa

 il costume disegnato

dalla Pedersen

 

 

 

 

 

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