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Lorenzo e Giuliano de’ Medici, nipoti di Cosimo il Vecchio e figli di Piero e Lucrezia Tornabuoni, erano considerati nella Firenze della metà del Quattrocento quasi delle divinità, tanto da essere definiti “i Dioscuri, perché nati da un Giove gottoso, sotto una pioggia d’oro".
Come la madre, non belli; come la madre, dotati di spirito, ma scarsi di fisico; Lorenzo, il maggiore, dal profilo faunesco, aveva occhi gonfi e naso depresso. Da ciò derivava la sua miopia, la sua fiocaggine, la sua mancanza d’olfatto. Suppliva alla vista corta con l’acutezza dell’ingegno; alla voce chioccia con la sagacia del discorso; al difetto d’odorato con la finezza del gusto.
La morte precoce del padre Piero gli consegnò intero il potere nel 1469, quando aveva appena vent’anni ma era già pronto per tale compito, che espletò fin da subito con estrema sicurezza e grande fermezza. Nello stesso anno furono celebrate le sue nozze con Clarice Orsini, giovane dell'aristocrazia romana, nella Chiesa di San Lorenzo. Avvenimento che fu celebrato con molti e fastosi festeggiamenti.
Raramente titolo fu più adeguato ad una persona di quello di “Magnifico” che i suoi contemporanei gli diedero. “Ago della bilancia”, come fu chiamato, della politica italiana, Lorenzo favorì certamente molte fortune della penisola, ma soprattutto seppe, con accortezza diplomatica e con un inconsueto senso di moderazione, far prosperare Firenze, e con una straordinaria politica di mecenatismo renderla la città che rappresentava il luogo più civile d’Europa: la “Nuova Atene” della storia moderna.
Fasti di corte, eventi sportivi di grande mondanità come giostre e cacce, cortei e danze, per lo splendore di un’ epoca che resterà unica nella storia e che fu anche ricchissima di contenuti filosofici e morali. Questa fu la realtà nella quale visse e fece vivere il Magnifico: “una Firenze di sogno”. Una Firenze che diventò il centro più vivo dell'Umanesimo, dell'età in cui l'uomo, i problemi dell'esistenza terrena, i
valori umani prevalsero su quelli trascendentali che avevano dominato durante
tutto il Medioevo.
Quello che nel Magnifico Lorenzo si affermò è un ideale equilibrio di tutte le facoltà umane, nell’armonica compresenza di idealismo e prassi, di religiosità e gioia di vivere, di bellezza e di forza, di arte e di politica. Colpito anch’egli dalla implacabile malattia di famiglia (la gotta), Lorenzo morì nel 1492, anno della scoperta dell’America e della fine dell’Umanesimo.
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